Mirò
Figlio di un orefice e orologiaio, Joan Miró cominciò a disegnare dall'età di 8 anni. Su consiglio del padre, Miró intraprese studi commerciali ma in parallelo frequentò lezioni private di disegno; dal 1910 al 1911 lavorò come contabile in una drogheria, finché un esaurimento nervoso non lo convinse a dedicarsi all'arte a tempo pieno. Fu il lungo periodo di convalescenza passato nella casa di famiglia a Mont-roig del Camp a consolidare definitivamente la sua vocazione; lo stesso Miró riconobbe in seguito in Mont-roig e Maiorca i due poli della sua ispirazione.Nel 1954 Miró vinse il premio per la grafica alla Biennale di Venezia e nel 1958 il Premio Internazionale Guggenheim. In questi anni fece molti viaggi ed esposizioni negli Stati Uniti.
Fin dal 1956 si stabilì definitivamente a Palma di Maiorca in una casa progettata e costruita dal cognato, cui aggregò in seguito un laboratorio e uno studio di pittura grazie all'aiuto dell'amico Josep Lluís Sert. Al fine di preservare la proprietà così delineatasi, per lui luogo creativo per eccellenza, Miró ne donò parte alla cittadinanza, che nel 1981 vi allestì la Fundació Pilar e Joan Miró.
Negli anni Settanta e Ottanta Mirò si dedicò pure alla Mail art, come indicato nel libro Recupero della Memoria di Eraldo Di Vita, che ha avuto rapporti epistolari col pittore spagnolo.
In età avanzata Miró accelerò il suo lavoro, creando ad esempio centinaia di ceramiche, tra cui i Murales del Sole e della Luna presso l'edificio dell'UNESCO a Parigi. Si dedicò pure a pitture su vetro per esposizione.
Negli ultimi anni di vita Miró concepì le sue idee più radicali, interessandosi della scultura gassosa e della pittura quadridimensionale.
Joan Miró morì a Maiorca all'età di 90 anni e venne sepolto a Barcellona, nel cimitero di Montjuïc.
Alcune opere di Mirò:
(Nord-sud 1917 Raccorta Paule e Adrien Maeght-Parigi
olio su tela, 62x70cm)
olio su tela, 62x70cm)
(La casa della palma 1918, Olio su tela, 65 x 73 cm Madrid, Museo Reina Sofia)
(Orto con asino 1918 Stoccolma, Natiomalmuseum)
Mirò si trasferisce nel mondo dei segni e dei simboli:

(Paesaggio catalano o Il cacciatore 1923-1924
New York, Museum of Modern Art, 80x60cm)
Il minuzioso modo di Mirò di osservare l'elemento reale si è trasferito nel mondo dei segni e dei simboli.
L'artista traduce lo studio della natura in un sistema che si affida a forme e colori e la cui interpretazione varia a seconda della lettura dell'osservatore.
In questo caso del cacciatore non è rimasta che la pipa, tutto il resto sono solo linee, ma l'intento di Mirò non è quello esplicativo, bensì una partenza, per un volo che sa dove lo condurrà solo una volta terminato il dipinto.
Così i suoi paesaggi mutano in evasione, un'evasione che avviene nel grambo della natura stessa.
Per quanto gli elementi di queste sue opere sembrino sistemati a caso sulla superficie pittorica, in realtà nascono da immagini suggerite dall'inconscio e da impulsi associativi, ma sono realizzate con grande accuratezza e studio.
In ogni caso per Mirò non è necessario stabilire delle associazioni per comunicare qualcosa che divenne di universale comprensione, per comunicare il calore della terra, madre per eccellenza e simbolo di fertilità.
Il dipinto nel suo complesso è un nuovo inno alla Catalogna: cielo e terra hanno le connotazioni dei caldi paesaggi mediterranei invasi dalla luce e resi con cromie gialle.
Donna seduta II (Femme assise II), 27 febbraio 1939 Olio su tela, 162 x 130 cm
Collezione Peggy Guggenheim, Venezia
Donna seduta II, figura espressionistica, può essere considerata come una manifestazione finale delle peintures sauvages di Joan Miró, opere caratteristiche per la loro violenza di creazione e immaginazione. Miró realizza questa tela nel periodo in cui reagisce vivacemente agli avvenimenti della guerra civile spagnola. La figura umana è trasformata in una creatura grottesca e bestiale. Ciononostante l’aggressività delle immagini e degli elementi formali coesiste con i particolari fantastici e i sottintesi cosmici. Mentre la bocca aperta con i denti a sega dà la sensazione della voracità o dell’angoscia della donna, il seno a forma di bottiglia implica la sua forza generatrice. Il suo ampio busto costituisce un fondo impenetrabile; la linea dell’orizzonte è descritta dalle sue spalle quadrate, al di fuori delle quali crescono i gambi vegetali delle braccia e del collo. Le forme dell’uccello e del pesce fluttuanti nell’atmosfera diventano i simboli dell’aria e dell’acqua, mentre gli emblemi della luna, della stella e dei pianeti sul collare della donna ampliano la simbologia fino a comprendere il piano astrale. Si crea un universo di coesioni e la fusione è data dalla ripetizione delle forme.
(http://www.guggenheim-venice.it/collections/artisti/dettagli/opere_dett.php?id_art=114&id_opera=236)
Alcune sue opere astratte:
In ogni caso per Mirò non è necessario stabilire delle associazioni per comunicare qualcosa che divenne di universale comprensione, per comunicare il calore della terra, madre per eccellenza e simbolo di fertilità.
Il dipinto nel suo complesso è un nuovo inno alla Catalogna: cielo e terra hanno le connotazioni dei caldi paesaggi mediterranei invasi dalla luce e resi con cromie gialle.
Donna seduta II (Femme assise II), 27 febbraio 1939 Olio su tela, 162 x 130 cm
Collezione Peggy Guggenheim, Venezia
Donna seduta II, figura espressionistica, può essere considerata come una manifestazione finale delle peintures sauvages di Joan Miró, opere caratteristiche per la loro violenza di creazione e immaginazione. Miró realizza questa tela nel periodo in cui reagisce vivacemente agli avvenimenti della guerra civile spagnola. La figura umana è trasformata in una creatura grottesca e bestiale. Ciononostante l’aggressività delle immagini e degli elementi formali coesiste con i particolari fantastici e i sottintesi cosmici. Mentre la bocca aperta con i denti a sega dà la sensazione della voracità o dell’angoscia della donna, il seno a forma di bottiglia implica la sua forza generatrice. Il suo ampio busto costituisce un fondo impenetrabile; la linea dell’orizzonte è descritta dalle sue spalle quadrate, al di fuori delle quali crescono i gambi vegetali delle braccia e del collo. Le forme dell’uccello e del pesce fluttuanti nell’atmosfera diventano i simboli dell’aria e dell’acqua, mentre gli emblemi della luna, della stella e dei pianeti sul collare della donna ampliano la simbologia fino a comprendere il piano astrale. Si crea un universo di coesioni e la fusione è data dalla ripetizione delle forme.
(http://www.guggenheim-venice.it/collections/artisti/dettagli/opere_dett.php?id_art=114&id_opera=236)
Alcune sue opere astratte:
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