VITA DI VINCENT VAN GOGH
Van Gogh non ebbe certo una vita serena e piacevole. Egli trascorse al contrario una vita tragica, tormentata, inquieta, costellata di amori falliti e mancati riconoscimenti.
La sua infanzia fu segnata da un difficile rapporto con i genitori che avevano perso un figlio, appena un anno prima della sua nascita, che portava proprio il nome dell'artista. All'età di sedici anni, Van Gogh incominciò a lavorare presso un editore e mercante d'arte, lavoro che lo portò a viaggiare all'Aia, Londra e infine Parigi. Qui ebbe una crisi mistica che lo portò a studiare teologia per due anni e a svolgere un periodo di apostolato presso i minatori del Borinage.
La vocazione artistica fu tardiva: van Gogh iniziò a dedicarsi alla pittura nel 1881. Nel 1886 si trasferì a Parigi, dove entrò in contatto con l'impressionismo e l'arte giapponese e dove conobbe diversi artisti tra cui Gauguin.
Nel 1888, preso da una crisi di forte agitazione, fu ricoverato presso il manicomio di Saint- Remy, dove continuò comunque la sua produzione artistica. Due anni dopo, l'artista lasciò il ricovero per trasferirsi a Auvers– sur–Oise, un paese di artisti vicino a Parigi. In questa cittadina, Van Gogh fece la conoscenza del dottor Gachet, un medico pittore e collezionista di opere d'arte. Nonostante la sua attività artistica e i primi riconoscimenti, l'animo di Van Gogh cadde vittima, nuovamente, dell'inquietudine, della tristezza: in una lettera indirizzata a suo fratello Theo, scrisse di sentirsi ormai un peso per la sua famiglia e confessò di temere per il futuro incerto per se stesso e per i suoi familiari. Il 27 luglio 1890 Van Gogh si sparò in pieno petto per poi morire pochi giorni dopo per le ferite riportate.

Autore | Vincent van Gogh |
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Data | 1889 |
Tecnica | olio su tela |
Dimensioni | 60×49 cm |
Ubicazione | Courtauld Gallery, Londra |
Autoritratto con l'orecchio bendato è un dipinto a olio su tela (60x49 cm) realizzato nel 1889 dal pittore Vincent van Gogh. È conservato nella Courtauld Gallery di Londra.
Alla fine del 1888, la convivenza di Van Gogh e Gauguin finì in tragedia: il 23 dicembre, infatti, Vincent si tagliò l'orecchio sinistro con un rasoio e lo portò a una prostituta alla quale si era affezionato. Rimessosi, dopo due settimane in ospedale, si ritrasse più volte con l'orecchio fasciato.n questa versione, predominano i colori freddi, che danno una nota ancor più malinconica al dipinto. Il volto dell'artista è smunto, lo sguardo perso nel vuoto: il cappello e il cappotto, indossati anche in casa, sembrano suggerire assenza di riscaldamento, che forse, per le condizioni economiche sempre precarie, l'artista non poteva permettersi; ma possono avere anche il significato più profondo di riparo da un mondo che Vincent ritiene ormai nemico. Sulla parete alle sue spalle, si nota una stampa giapponese (di cui era appassionato amatore e che gli fornivano motivi di ispirazione per i suoi dipinti), che però, nonostante i suoi gioiosi colori, e l'equilibrio cromatico con il cerotto bianco applicato sulla ferita (che appare a destra invece che a sinistra, a riprova che l'autoritratto fu eseguito davanti allo specchio), non riesce a trasmettere la stessa gioia e l'armonia che erano invece riusciti all'analogo Ritratto di père Tanguy, di un anno e mezzo prima e simile nella composizione.
Questo ritratto conferma che l'esperienza con Gauguin era stata veramente estrema per Van Gogh, che trascorrerà il suo ultimo anno e mezzo di vita in una solitudine in parte volontaria, in parte forzata.
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